Anima e Psiche
Tema complesso quello affrontato nel volume; e tuttavia attuale e urgente per l’impegno che richiede e per le implicanze e i risvolti che coinvolge. Sono varie le tematiche che interpellano sia pur in modo diseguale il mondo della psicologia e quello della liturgia. Da un quadro così complesso scaturisce però l’interrogativo: quale sfida e quali impegni si pongono dinanzi all’educatore? Il discorso che si apre con queste pagine ci auguriamo che possa continuare secondo una dialettica costruttiva attorno a due poli qui sommariamente indicati: – Cosa domandano gli psicologi ai liturgisti? Di entrare in un linguaggio qual è quello cultuale e di comprenderne le valenze e i contenuti; offrire la possibilità di verificare l’oggettività delle grandi emozioni, perché è grazie ad esse che l’evento è conosciuto ed è coinvolgente; assicurare che la ritualità è imprescindibile per la costruzione di una cultura della persona; garantire attenzioni e competenze per il ruolo e la figura dell’animatore; non trascurare il peso dell’impatto psicologico che lo spazio architettonico esercita (vedi il senso dell’iconografia nell’edificio sacro); apprezzare e far comprendere il valore dei segni presenti nell’edificio ecclesiale (si pensi al confessionale, alle statue, agli abiti liturgici…), in quanto richiamo a valori iscritti nel profondo della cultura e della personalità cristiana; contribuire con varie tecniche all’educazione all’ascolto perché si realizzi la docilità al Mistero in una esperienza di sintesi attiva; evidenziare i presupposti personali e sociali per celebrare la liturgia come festa; ecc. – Cosa domandano i liturgisti agli psicologi? Di essere aiutati a verificare le modalità con cui il rito incide sulle dinamiche psichiche; approfondire l’autoreferenzialità di tali dinamiche che non si pongono sul soggettivo, ma sull’oggettivo; privilegiare il rapporto tra interiore ed esteriore attraverso la innata capacità simbolica della persona; percepire il collegamento tra corporale e spirituale; aprirsi alla ritualità liturgica perché questa ha soluzioni che gli psicologi non possiedono; cogliere il valore degli elementi retorico-letterari dei linguaggi che possono affascinare l’assemblea; approfondire la capacità simbolica che deve permeare colui che presiede l’azione liturgica per superare ogni simbolizzazione interferita e operare un’autentica critica delle illusioni; dare un contributo per una conoscenza sempre più profonda della personalità in vista di una riscoperta del valore della Penitenza e della psicoterapia di fronte al complesso di colpa; ecc. In tutto questo si delinea la sfida dell’educazione e della formazione a tutti i livelli di competenza, ma anche nella dialettica fra i saperi, in vista di quella sintesi della personalità che è frutto anche del dialogo tra psicologia e culto.