A te' talment bela can ven la pel d'oca
Dallo scrivere parlato alla scrittura creativa,istintiva ed emozionale per arrivare anche a pubblicare un libro interamente scritto a mano (INUNDATIO),elogiando la scrittura in quanto tale. Un viaggio sempre in cammino senza fermate ma non per questo non ammirando i vari cambiamenti di paesaggio e di stagioni. Una varietà di emozioni,colori e sapori. Pubblicazioni di un autore che dal 2006 conta più di 12 libri pubblicati. La miseria umana,il femminicidio,la pedofilia,la Shoah,la violenza e l'abuso di stato,il bullismo e tanto altro ancora. I libri contengono anche la chiave per far cessare queste bestemmie contro la vita. Non importa la destinazione,ciò che di un viaggio deve importare veramente è il viaggiare! Nei Libri di questo autore non manca neppure l'ironia,in situazioni che seppur fantozziane sono realmente accadute. Anche in questa opera si delinea l'identitarietà unica dell'autore,che in molte situazioni ha scritto in modo ironico e irriverente alcuni melodrammi pure personali. Tutto bello ma pur sempre,e come sempre,tutto basato sulla verità!Per alcuni la verità può anche essere tralasciata,decantata,allungata...per altri,purtroppo pochi,la verità non può essere ne accomodata ne tralasciata,ancor meno può essere messa a tacere! Una mela sarà sempre una mela,anche quando quest'ultima vorrà identificarsi come pera! Bisogna ricordare che siamo simili agli alberi,per mirare al cielo dobbiamo necessariamente toccare gli inferi con i piedi. A te' talment bela can ven la pel d'oca,narra di un mondo un po' casareccio,contadino,un poco buzzurro ma che a conti fatti è anche intriso di romanticismo,nostalgia dei tempi andati,rammarico per non avere fatto di più,e perché no...pure per far conoscere un dialetto del tutto nuovo: il dialetto cristianico scritto,ovvero il dialetto scritto alla bisùlu. Inclusione,parità...nessuno però che parla di conservazione delle proprie radici,quasi come se il fuoco fosse passato a bruciare tutto e tutti. Chi senti parlare ancora in dialetto sono quei poveri abbandonati nelle case di riposo,che se incontri una volta te ne innamori perdutamente,e cominciano a raccontarti tutta la loro vita,dalla propria discendenza al maledetto giorno che si sono resi conto di essere stati abbandonati come una vecchia valigia di cartone lasciata alla pioggia. Il dialetto,per i “ranat” come l'autore,è un qualcosa di ancestrale,sacro. Se con queste pagine qualcuno scoprirà che sta ridendo,che gli è venuta la beata nostalgia...l'impresa ardua sarà riuscita nel suo intento,e la fiaccola della speranza rimarrà accesa,e sarà realmente l'ultima a morire! Bonaso Viviana