Il dialogo, in quanto “colloquio che l’anima fa con se stessa in cui consiste l’atto del pensare” (Platone), viene eletto a forma ideale per restituire, con espressione viva e fedele, il pensiero di alcuni protagonisti dell’architettura moderna italiana.
Il sapere è conoscenza nota e patrimonio dell’anima che rimane latente, sino a quando un determinato stimolo non giunge a risvegliarne il ricordo: l’architettura, più che sofia, sapienza, diviene filo-sofia, cioè amore della sapienza. Una lettura del fenomeno architettonico mirata a evidenziarne con fedeltà e consapevolezza la complessità, non può prescindere dalle storie direttamente narrate dai protagonisti e dalle micro-storie dei singoli episodi, volte a esplorare il rapporto esistente tra ambito poetico e sfera tecnico-scientifica, evidenziando complementarietà e conflittualità. Gli strumenti disciplinari di esegesi del progetto e della sua materializzazione stimolano una forma di critica alla critica che trova le sue motivazioni nel rifiuto di un taglio interpretativo dell’architettura rivolto esclusivamente all’esito. Metodo ed esito cos
I Dialoghi di architettura esplorano l’intreccio che si instaura tra ideazione, progettazione e realizzazione, rivelando le differenti modalità operative e concettuali, attraverso le quali si perviene all’opera costruita. Franco Albini, Lodovico B. di Belgiojoso, Guido Canella, Aurelio Cortesi, Roberto Gabetti e Aimaro Isola, Ignazio Gardella, Vittorio Gregotti, Vico Magistretti, Enrico Mantero, Paolo Portoghesi, Aldo Rossi, Giuseppe Terragni, Vittoriano Viganò, sono gli autori di questa narrazione.